Il friulano oggi

Una lingua che continua ancora a subire gli effetti di una minorizzazione lunga e pesante e che, nonostante ciò, è viva, vivace e resistente. La situazione della lingua friulana si potrebbe definire con queste parole. Da un lato, non si può ignorare come nell'ultimo secolo / secolo e mezzo, in ragione di una serie di dinamiche culturali, sociali, economiche e politiche, sia stata esclusa da molte forme di comunicazione e privata di numerosi spazi nella quotidianità della gente, che proprio per questo si è spesso trovata nelle condizioni di essere "libera" di non doverla utilizzare e addirittura di non doverla trasmettere da una generazione all'altra. Dall'altro, va evidenziato come una parte della popolazione di lingua friulana abbia continuato ad utilizzarla, quotidianamente e in diversi settori: un uso della lingua naturale e spontaneo che in molti casi è stato - e lo è tutt'oggi - un modo per riconoscere in termini simbolici e concreti la sua importanza e forse anche per avanzare la rivendicazione esplicita del suo riconoscimento formale e della garanzia al diritto di utilizzarla, "in quanto lingua", in maniera "normale", senza limitazioni o pregiudizi.

Ancora oggi, secondo quanto emerso dalle ricerche più recenti, la lingua friulana viene utilizzata da più della metà della popolazione del Friuli: fra le 550 mila e le 650 mila persone. Inoltre, se ne aggiungono almeno altre 250 mila che non la parlano ma sono in grado di comprenderla.

Soprattutto negli ultimi anni, a partire dalla fine del secolo scorso e fino ai giorni nostri, c'è stato un recupero della lingua friulana da parte della popolazione. Lo dimostra chiaramente una ricerca sociolinguistica realizzata nel 2014 e i cui risultati sono stati pubblicati nel 2017, dalla quale emerge come sia venuto meno quel senso di imbarazzo, financo di vergogna - una sorta di stigma sociale - che purtroppo bollava il friulano e ne condizionava l'uso.

L'indagine dimostra che al giorno d'oggi la lingua friulana viene considerata dalla maggioranza non solo qualcosa di "normale" e di "non problematico", ma anche qualcosa di "speciale", di "moderno", di "nuovo" (dopo anni in cui era stata spacciata per lingua "vecchia" e addirittura "senza utilità" e "senza futuro"). Questo atteggiamento si palesa in particolar modo fra i più giovani, che riscoprono il friulano e ricominciano a utilizzarlo.

Una tendenza di questo tipo si riscontra anche nella popolazione immigrata, non solo in quella di provenienza estera, che da un lato è più abituata a contesti plurilingue e dall'altro manifesta un più forte bisogno di integrazione, ma anche nei cittadini italiani che giungono da altre regioni e che in passato, anche per motivi professionali (militari, funzionari pubblici e insegnanti), mostravano spesso una certa ostilità.

Si può riscontrare una piccola prova di questa nuova tendenza acquistando un biglietto ferroviario presso la stazione di Udine: fino a venticinque anni fa sarebbe stato quasi impossibile che qualcuno si rivolgesse in friulano allo sportellista e, se lo avesse fatto, avrebbe ricevuto come risposta un invito, magari nemmeno tanto cordiale, a parlare in italiano; negli ultimi anni, invece, accade con una certa frequenza che il biglietto venga richiesto in friulano e che il personale, oltre a non manifestare un atteggiamento ostile, risponda spesso utilizzando la medesima lingua.

Tutto ciò si inquadra in quei cambiamenti sociali di dimensioni continentali e planetarie che hanno interessato in maniera particolarmente significativa il Friuli e la sua gente, trovatisi negli ultimi tre decenni ad essere al centro dell'Europa dopo essere stati per molto tempo soltanto periferia e frontiera dello Stato italiano. In tale contesto si colloca anche la normativa regionale e statale di tutela, la quale - e non è un caso - esiste solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso.

Nonostante la sua attuazione risulti ancora limitata e parziale, come è stato evidenziato anche dai monitoraggi realizzati dagli esperti che, per conto del Consiglio d'Europa, verificano le modalità con cui lo Stato italiano rispetta gli impegni assunti con la firma e la ratifica della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, il cambio di atteggiamento di gran parte della popolazione nei confronti della lingua friulana e il mutamento della sua situazione derivano anche dalla normativa che la riconosce formalmente e ne prevede e sostiene l'uso nelle scuole, nei media e nella vita pubblica.